Giovanni Battista Vitrotti un fotografo all’antica

GIOVANNI BATTISTA VITROTTI

Il COMUNE DI POIRINO tramite la Biblioteca Comunale e il CIRCOLO FOTOGRAFICO hanno organizzato nel maggio 2018 un evento dedicato a due noti fotografi poirinesi del passato, GIOVANNI BATTISTA VITROTTI e ROMOLO NAZZARO, con una mostra ed una conferenza. Vi ha partecipato anche la nostra Associazione Museo Storico con una relazione su Vitrotti tenuta da Alessandro Crivello (qui riportata in sintesi)

Gli anziani lo ricordano bene, in primo luogo per la sua personalità estrosa, eccentrica, per certi suoi atteggiamenti quasi provocatori, da misantropo, ma nello stesso generoso nel donare la fotografia scattata a chi gli aveva fatto qualche cortesia.

La sua vita durò 87 anni: in Poirino visse per una trentina d’anni, dal 1939 al 1969, da solo, facendo il fotografo professionista in uno studio collocato presso l’abitazione in via Arpino, angolo via Trento. Ma sovente era in giro con la sua vecchia macchina fotografica che sistemava davanti ai soggetti e paesaggi da riprendere, posata su un treppiede: quindi si poneva dietro di essa, tirava sopra di sé la tendina nera e dopo aver impartito le ultime disposizioni sulla posa, sorreggendo con una mano la lampada al magnesio, scattava la fotografia che allora si imprimeva sulla lastra.

     Aveva già 56 anni quando, proveniente da Trofarello, si trasferì in Poirino l’8 febbraio 1939. Della sua vita precedente al momento sappiamo ben poco, a parte alcuni dati biografici. Era nato a Torino il 20 maggio 1883, in una casa sita nei pressi della chiesa della Gran Madre, da Giuseppe Vitrotti e da Cecilia Caudana. Il 14 maggio 1914 (a trentuno anni) si unì in matrimonio con Anna Nasi, più giovane di lui di tre anni (era nata a Briaglia Santa Croce, nei pressi di Mondovì, l’11 maggio 1886). Dal matrimonio nacquero tre figli: GIUSEPPE (1917 – 1997), rimasto celibe, vissuto tra Torino, Chieri e Vicoforte, dotato del titolo di scuola media inferiore, collaudatore di professione; ANNA MARGHERITA (1919-1996), licenza elementare, nubile; ed infine LUIGI, nato in Torino nel 1922, titolo di scuola media inferiore, coniugato con OLGA BOFFA, con cui si trasferì nel 1978 da Torino nel Comune di Briaglia, ovvero il Comune da cui proveniva la madre: non si è a conoscenza di figli per cui la generazione del nostro fotografo Vitrotti parrebbe essersi estinta.

     Non sappiamo quando il nostro Vitrotti abbia iniziato a fare il fotografo; sappiamo invece che i due coniugi si separarono, che Giovanni Battista visse un po’ a Chieri, poi a Trofarello e quindi approdò a Poirino da solo esercitando la professione di “fotografo in proprio senza dipendenti”.

     In Poirino nel corso dei trent’anni cambiò casa quattro volte: nei primi mesi (dal febbraio al novembre del 1939) visse in via Carlo Maina, poi in via Trieste n. 5 per nove anni (dal novembre 1939 al giugno 1948); quindi in via Trento angolo via Arpino, in una piccola e vecchia casa ora demolita dove allestì anche il suo studio fotografico (dal giugno 1948 al giugno 1962); e infine trascorse gli ultimi anni di Poirino in una casa dell’assistenza pubblica, in via Alfazio, sino al trasferimento definitivo a Torino nell’ottobre 1969. E a Torino (non sappiamo dove e con chi) visse ancora sei mesi: si spense il 15 marzo 1970.

     “Di lui, nelle memorie dei poirinesi più anziani, resta una folla di aneddoti. Ci dipingono un ritratto fatto di stravaganze e di sprezzo delle convenzioni, tanto da farlo apparire un po’strano agli occhi dei suoi conterranei: l’inveterata abitudine di cancellare nelle foto di gruppo le sembianze di una persona dalla quale riteneva di aver subito un torto, sostituendola con una croce o con un’immagine religiosa ad esempio; oppure quella di passeggiare per le vie del paese con un volatile da cortile appoggiato sulla spalla”. Così riportava una nota redatta dal Consiglio di Biblioteca di Poirino nell’anno 1997 per motivare la dedica della prima edizione del Concorso Fotografico a Giovanni Battista Vitrotti. Alcune testimonianze raccolte di recente (maggio 2018) confermano la singolarità della sua personalità: talvolta passeggiava con una gallina sottobraccio; sempre in bicicletta anche per fotografare ambienti e personaggi; faceva il burlone con le ragazzine per cui aveva simpatia, dedicando loro le rispettive fotografie; celebre la sua rovinosa caduta presso la Fontana della Giovinezza con la macchina fotografica piazzata per fotografare il passaggio della Madonna pellegrina nel 1950. Pare che negli anni del Fascio avesse segnalato ai gerarchi i nominativi di dissidenti poi puniti con la somministrazione di olio di ricino: ma una signora subito dopo la guerra si ricordò di tale sua abitudine che era costata la somministrazione dell’olio di ricino al proprio padre; lo rincorse per strada, gli urlò dietro, gli afferrò i baffi: il giorno successivo fu visto con una medicazione al posto dei baffi. Certo, per meglio delineare personalità e atteggiamenti occorrerebbero documenti: ma al momento non ne sono stati rinvenuti.

     Sono state rinvenute invece una cinquantina di sue fotografie, in parte già raccolte nell’Archivio Fotografico della Biblioteca comunale, in parte reperite in occasione della recente mostra fotografica e convegno organizzati dal Circolo Fotografico nel Maggio poirinese. Che cosa era solito fotografare il nostro Vitrotti, fotografo di professione? In primo luogo ritratti in studio, in pose studiate; poi foto di gruppo, di matrimoni, di leve, di scolaresche; ma anche eventi straordinari: la Madonna pellegrina in una tessitura poirinese; la gente schierata sotto il ritratto del Duce, con tante splendide “cavagne” di asparagi; un carro folcloristico in piazza Morioni; una banda musicale; un gruppo di scavatori di fossati. Altrettanto singolari erano le sue “firme” e dediche: solitamente firmava le proprie foto con un timbro rotondo che recava le parole: FOTOGRAFIA VITROTTI POIRINO; altre foto riportano un timbro lineare su più righe con la seguente dicitura: data; STUDIO FOTOGRAFICO VITROTTI VIA TRENTO POIRINO – VIETATA RIPRODUZIONE cui aggiungeva manualmente la scritta per qualsiasi uso. Altro modo di firmare le sue foto era l’inserimento di un suo ritratto ovale all’interno della foto stessa. Singolari poi alcune sue dediche poste sul retro della fotografia, donata al benefattore. Il nostro Vitrotti continuò a fotografare con la sua vecchia e ingombrante macchina, dietro la quale scattava la fotografia sotta la tela nera, tenendo in mano la lampada al magnesio. Forse l’unico vezzo modernista che si concesse fu la colorazione di alcune foto di ritratti o di gruppi famigliari.

     Bene hanno fatto il Consiglio di Biblioteca a dedicare a Lui il Concorso fotografico (ora, 2018, giunto alla XXI edizione) ed il Circolo Fotografico a ricordarLo, insieme a Romolo Nazzaro: la fotografia, oltre che arte e memoria, è anche una preziosa fonte di documentazione storica.