CASA STUARDI

CASA STUARDI è la “cascina” che il concittadino Maurizio Stuardi ha lasciato in eredità al Comune al fine di creare il Museo Storico di Poirino. Maurizio era conosciuto da quasi tutti: era agricoltore, falegname, collezionista di tutto quanto racconta la storia dei nostri nonni e anche un po’ artista: la sua donazione, quindi, è un importante patrimonio, per la storia di Poirino!

Il Comune di Poirino, con Delibera di Giunta n. 120 del 27 giugno 2018 ha affidato Casa Stuardi all’Associazione per il Museo Storico di Poirino affinché si proceda all’allestimento del Museo Storico.

La storia di “Casa Stuardi” e il cammino percorso verso la realizzazione del Museo. (scarica documento.pdf)

LAVORAZIONE DEL GRANTURCO (MERIA) IN CASA STUARDI

Cominciamo pubblicando alcune immagini relative alla lavorazione del granoturco (meria) in casa Stuardi. La coltura del mais è sempre stata centrale nella agricoltura poirinese, finalizzata all’allevamento del bestiame, in particolare all’ingrasso dei vitelli di razza piemontese. Almeno un terzo della superficie agricola di ciascuna azienda era adibita alla semina del mais: coltura molto impegnativa che inizia nel mese di aprile con la semina e termina in ottobre con la raccolta, ma deve essere accompagnata da intensi lavori di aratura ed erpicatura del terreno, concimazione, irrigazione nei mesi primaverili ed estivi, e seguita da altri lavori per la sgranatura, essiccazione, conservazione, molitura della granella: lavori questi ultimi  che un tempo si svolgevano nel cortile della casa agricola e che il nostro Maurizio ha ben documentato attraverso una serie di fotografie. In tempi recenti l’allevamento del bestiame riguarda un numero limitato di aziende agricole ma quasi tutte le aziende agricole continuano a praticare la coltura del mais non solo più per l’autoconsumo ma specialmente per la vendita della granella.

Ricordiamo che come Associazione abbiamo già ricostruito le varie fasi della coltura del MAIS in uno stand allestito per S. Orsola 2019: le immagini relative allo stand e alla coltura del mais con l’illustrazione di tutte le fasi colturali e dei macchinari ed attrezzi utilizzati sono visibili presso il nostro sito: www.museopoirino.it alle voci EVENTI, Galleria eventi, S. Orsola 2019, Dal mais alla polenta, e MUSEO VIRTUALE, Contadinerie, Da ra  gran-a ‘d meria a ra polenta.

Le otto fotografie che pubblichiamo sono riferite a vari lavori praticati nel cortile di casa dopo la raccolta delle pannocchie nei campi.

Sfogliatura delle pannocchie (dësfojé o dëspané le pan-e)

Si svolgeva in genere di sera dopo cena. Era anche una occasione di socializzazione perché le famiglie si aiutavano vicendevolmente e quindi sfogliando le pannocchie si chiacchierava, talvolta anche con l’offerta del caffè e di un bicchiere di vino da parte della famiglia ospitante. Era pure una ghiotta occasione, complice la scarsa illuminazione, per incontri ravvicinati tra fidanzatini (moros/sfojor). Le foglie, separate dalla pannocchia, venivano spesso usate per imbottire pagliericci (pajasse).

Conservazione nella “gabbia”

Le pannocchie sfogliate venivano sgranate oppure immesse in una gabia, ovvero una struttura metallica avvolta da rete; all’aria e al sole essiccavano e in primavera venivano sgranate. Prima dell’utilizzo delle gabbie invece le pannocchie venivano legate a grappoli intrecciando parte delle foglie della pannocchia o brattee (fojass) e appese alla pantalera, una struttura lignea formata da pali verticali attraversati da pertiche orizzontali, appoggiata ad un muro della tettoia o della stalla esposto al sole.

Sgranatura (sgruné le pan-e)

Le pannocchie venivano sgranate per estrarre la granella. In passato si usavano sgranatrici azionate manualmente con una manovella, poi comparvero macchine sgranatrici azionate dal trattore che ingoiavano le pannocchie e restituivano da un lato la granella, dall’altro i tutoli (panucc o panòt)

Essiccazione (dëssëcché la meria)

La granella veniva distribuita nel cortile debitamente preparato (veniva impermeabilizzato spalmando sul terreno (l’ambusadura) con scope di ramaglie (ramasse) una poltiglia di feci bovine (buse) ed acqua la quale, asciugandosi, formava una pellicola che impediva alla granella di mischiarsi con la terra). Si noti in basso a sinistra un piccolo tratto del soastr, ovvero la fune che normalmente serviva per assicurare il carico di fieno o di covoni sul carro, nello specifico utilizzata per delimitare lo spazio per la granella. In casa Stuardi il cortile era stato cementificato e quindi costituiva una buona base per la essiccazione della granella.

Essiccazione

Durava alcuni giorni (tre, quattro, secondo l’intensità del sole). Per favorire l’essiccazione la granella doveva essere rivoltata più volte durante il giorno; di sera la granella veniva ammucchiata verso i muri di casa e coperta con teli impermeabili per ripararla dalla umidità e da eventuali piogge.

Ventilabro (ventola/ventolin) 

Quando la granella era essiccata, veniva “passata” al ventilabro (ventola/ventolin) per depurarla dalle tante impurità: polvere, residui di brattee, tracce di tutoli, “vorve ” (la pula del mais). Quindi veniva messa in sacchi di tela trasportati sul granaio (grané)  a spalla o mediante funi e carrucole (tajòle) appese alle travi del tetto, oppure “soffiata”.

Soffiatura 

Con una macchina speciale azionata dal trattore, (sistema di trasmissione a cinghie), la granella veniva soffiata sul granaio mediante una condotta in acciaio.

Tutoli: ër baron di panucc

I tutoli: ër baron di panucc, ovvero il mucchio dei tutoli, utilizzati come combustibile per stufe e potager. A fianco si vede la gabia, ormai svuotata delle pannocchie sgranate. La macchina sotto la tettoia è una trebbiatrice per grano, dei F.lli Carra Suzzara, con nastro caricatore.

Il laboratorio di falegnameria di Maurizio Stuardi

Durante l’inverno, quando i lavori in campagna erano sospesi, i contadini all’interno della loro cascina si dedicavano alla riparazione e al ripristino degli attrezzi e dei macchinari danneggiati dopo una lunga stagione di lavori nei campi. Allo scopo la cascina era dotata di un minimo di utensili ed attrezzature, quali incudini, scalpelli, seghe, mazze, attrezzi da muratore, utensili per lavorare il cuoio e ferrare gli animali da tiro, una piccola forgia, il banco da falegname, e quant’altro fosse necessario per provvedere in proprio alle necessità quotidiane. Anche Maurizio Stuardi aveva sicuramente nella sua cascina la disponibilità di tali attrezzature ma il suo interesse si indirizzò principalmente verso i lavori di falegnameria, non solo per avere la possibilità di poter riparare un mobile o una finestra ma per creare con il legno dei nuovi oggetti. Allo scopo trasformò una parte della stalla in un vero e proprio laboratorio di falegnameria che venne da lui attrezzato con diversi macchinari, non nuovissimi ma sicuramente ancora efficienti, dismessi da qualche mobilificio locale. Così oggi nel laboratorio con un banco da lavoro dotato di morsa ci sono una sega a nastro verticale, due piallatrici a filo di grandi dimensioni, un tornio da legno a pressione, un tornio parallelo con cambio a cinghia, un trapano verticale, una troncatrice da banco per legno e una per metallo, smerigliatrici angolari (flessibili) attrezzate per metallo e legno, pialle destinate agli usi più diversi, scalpelli, sgorbie, lime e raspe di ogni genere. Il locale è poi corredato con mensole, scansìe, portautensili, cassettiere il tutto prodotto da Maurizio. In questo locale si dedicò a ricavare dal legno una serie di manufatti che andavano dalle sedie agli sgabelli alle panche, ai giocattoli e tanto altro. Oggetti che spesso era solito regalare a parenti o conoscenti.

Eccone alcune foto del locale falegnameria e di qualche oggetto creato da Maurizio:

La falegnameria

Il banco di lavoro

Tornio a pressione per legno

Assortimento di utensili ed attrezzi

Troncatrice per metallo

Sega nastro verticale

Tornio parallelo con variatore a cinghia

Trapano verticale

Troncatrice legno

Espositore per chiodi

Il progetto per il restauro é realtà.

Articolo su LE CIOCHE a firma di Matteo Avataneo.

Prende forma il  museo sulla Poirino contadina

Il Comune approva lo studio di fattibilità. Ora si parte a caccia di fondi.

Articolo sul CORRIERE DI CHIERI dell’11 Dicembre 2020 a firma di Chiara Paolillo.

 

La storia di “Casa Stuardi” e il cammino percorso verso la realizzazione del Museo.

CASA STUARDI – La Storia e il cammino verso il Museo

10 Luglio 2019 prima riunione a Casa Stuardi del Direttivo dell’Associazione per il Museo Storico di Poirino.

Ad Aprile 2019 riprendono i lavori in Casa Stuardi.

I soci Franco Tachis e Sergio Rocco predispongono  una scaffalatura per gli oggetti da conservare all’interno

Alessandro Crivello e Luciano Corcellà continuano a stilare l’inventario degli oggetti contenuti

Alcune foto dell’esterno di Casa Stuardi e dei primi lavori di pulizia e riordino, ad opera di alcuni Soci.